mercoledì 10 dicembre 2014

Scrittura collettiva (classe I^ G, novembre/dicembre 2014) " Noi e gli immigrati "

Tra novembre e dicembre io e miei 23 alunni della classe I^ G abbiamo sperimentato per la prima volta la scrittura collettiva; si tratta di un metodo, praticato negli anni '60 da Don Milani, che ha avuto come risultato finale la redazione di un unico testo di 23 autori. 

In classe abbiamo visto il film " Quando sei nato non puoi più nasconderti " diretto da Marco Tullio Giordana, successivamente abbiamo discusso ampiamente sul tema degli sbarchi d'immigrati in Italia e le occasioni in cui si incontra l'immigrato. 

Ogni ragazzo ha scritto su un foglio i suoi pensieri rispetto al film e alla suddetta discussione. Gli ho spiegato che avremmo realizzato un testo collettivo da sottoporre alla lettura dello scrittore Amara Lakhous, il quale nei suoi romanzi in maniera ironica e intrigante tratta la questione della convivenza delle diverse culture nelle città italiane. 

Quale titolo diamo al testo? In quale persona lo scriviamo? La maggioranza ha proposto " Noi e gli immigrati ", dalla scelta del titolo si comprende anche il ricorso alla prima persona plurale. 

Li ho invitati a distinguere e separare le idee con le forbici. Raccolti i foglietti, li ho letti ad alta voce uno ad uno e insieme abbiamo cercato di raggrupparli in due o più mucchietti. Sono venuti fuori tre temi:  " film " ( trama e considerazioni ), " incontri " ( con gli immigrati  nella propria vita quotidiana ) e  " opinioni " sugli immigrati. 



A casa ho provveduto a suddividere la classe in tre gruppi tenendo conto delle competenze nella produzione scritta e delle personalità dei ragazzi. 


Ogni gruppo ha dato un ordine logico alle idee presenti sui foglietti, ha eliminato le ripetizioni, ha corretto gli errori sintattici e ortografici e ha unito le idee attraverso i connettivi testuali. 


Due gruppi hanno proceduto ad unire i foglietti incollandoli. 



Un altro gruppo, invece, ha preferito ricopiare le diverse idee su un nuovo foglio. 


Utilizzando un pc presente in classe, uno mio e un altro di un alunno, si sono trascritti i tre testi realizzati con l'unione delle idee di tutti.   




Sulla LIM della classe abbiamo proiettato i tre testi. Quale ordine si dà? La maggioranza ha deciso di  cominciare con la parte sul film, a seguire quella sugli incontri e le opinioni sull'immigrazione. 



I ragazzi hanno proposto le loro ulteriori correzioni, hanno cercato le parole più adatte e hanno verificato l'unità interna del testo. Si è trattato di un vero e proprio momento di condivisione. Ognuno si è reso conto di avere di fronte uno scritto collettivo di 23 autori.  

In tutti i vari momenti del suddetto laboratorio, mi sono posto come facilitatore e moderatore, non come l'insegnante che decide e impone le sue scelte. Attraverso delle domande, ho cercato di stimolare la riflessione linguistica. 

NOI E GLI IMMIGRATI

La scorsa settimana il professore Napolitano ci ha fatto vedere un film, che si chiama “ Quando sei nato non puoi più nasconderti”. Parla di un bambino di nome Sandro. Al ritorno dalla scuola incontra un uomo africano disperato, che urla una frase straniera la quale vuol dire “ nel mio paese c’è guerra e i miei familiari  sono morti “. 

Un giorno Sandro, con il suo papà, decide di trascorrere una vacanza in barca. Una notte il bambino non riesce a dormire e sale sul ponte dell’imbarcazione. Dopo un po’ viene colpito dal braccio della vela e scivola in mare. All’alba viene salvato da una barca d’immigrati; si risveglia su un peschereccio dove conosce due fratelli rumeni. Durante il lungo viaggio i due ragazzi sono molto vicini a Sandro. Arrivato in Italia, grazie all’intervento delle autorità, il bambino riesce a ritrovare i suoi genitori e chiede loro se i due amici possono restare alcuni giorni a dormire a casa sua. Mentre tutti sono a letto, i due ragazzi rubano oggetti di valore e soldi e scappano via. L’amicizia tra Sandro e i fratelli finisce per sempre.

Il film ci ha coinvolto e ci ha colpito molto perché gli immigrati muoiono di fame e scappano dai loro paesi in guerra. Dopo averlo visto, ci siamo resi conto che queste persone sono sensibili e spaventate.

Ogni volta che andiamo a Firenze per il dentista, troviamo degli zingari nel parcheggio. Le nostre madri ci tengono per mano perché hanno paura che ci rapiscano. Purtroppo un papà viene minacciato da uno di loro con un coltello da cucina. Chiama immediatamente la polizia, che lo arresta.  
Un giorno andando al supermercato non avevamo 1 euro per il carrello. Ce lo offre un immigrato che vende fazzoletti. Molto stranamente non lo rivuole in dietro. Da questo momento siamo amici; a volte gli diamo qualche soldo senza comprare nulla. 
Un altro ragazzo  ci saluta sempre e non chiede niente. Studia in una scuola ed ha 18 anni. Un sabato eravamo al mercato e pioveva; noi non avevamo l’ombrello, ma lui si è avvicinato e ce lo ha regalato. 
Sia a Scandicci che a Firenze, vediamo molte persone povere che cercano del cibo nella spazzatura o lavano i vetri delle macchine; da questi gesti siamo molto impressionati.
Quando siamo andati in Africa per una vacanza, dei bambini ci hanno chiesto un cappello; glielo avremmo dato volentieri ma non potevamo perché ci serviva per proteggerci dal sole. L’ultimo giorno, prima di andare via, abbiamo lasciato alcuni vestiti.
Lo scorso anno, in 5° elementare, è arrivata nella nostra classe una nuova compagna: una ragazza Rom. Quando si giocava, ci tirava i capelli e ci rincorreva per farci del male. Nonostante ciò continuavamo a giocare con lei.                                              
Davanti alla nostra scuola si trova l'Istituto Russell Netwon e dietro c'è una casa abbandonata dove vivono alcune famiglie di zingari. La maggior parte di noi pensa che queste persone possano essere pericolose, altri sostengono il contrario. 

L'arrivo degli immigrati deve essere regolato perché molti vengono illegalmente in Italia e alcuni causano gravi problemi sociali, per esempio minacciano i passanti  per l'elemosina. Gli immigrati hanno la pelle più scura, ma guardandoli dentro sono uguali a noi.